Il Commando Interpolazioni mi ha messo davanti al fait accompli. Ha detto solo «leggi», e poi di nuovo «leggi».
Allora io ho rotto gli indugi e ho letto:
“La morte è amicizia.
La morte è Cile.
La morte è responsabilità.
La morte è amore.
La morte è crescita.
La morte è comunione.
La morte è pulizia.
La morte è il mio cuore.
Prendimi il cuore.
Il nostro cambiamento.
La nostra vittoria.
La morte è risurrezione”.
Va bene, sì, è la poesia aerea di Ramírez Hoffman, l’infame, ne La letteratura nazista in America. Quindi?
«Quindi leggi», ha fatto di nuovo il Commando. Allora ho letto di nuovo:
“IO SONO la gioia dinanzi alla morte.
La gioia dinanzi alla morte mi trascina.
La gioia dinanzi alla morte mi precipita.
La gioia dinanzi alla morte mi annienta.
Mi perdo così lentamente in uno spazio inintelligibile e senza fondo.
Raggiungo il fondo dei mondi
Sono divorato dalla morte
Sono divorato dalla febbre
Sono assorbito nello spazio buio
Sono annientato nella gioia dinanzi alla morte”.
Ho capito. Sono versi di Georges Bataille, la congiura sacra, quella cosa là. Quindi? Che mi stai dicendo, ho chiesto, come se il Commando fosse una sola persona.
«Niente».
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In foto: La sede fisica del Commando secondo Stefano Felici
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