Col placet del Commando Interpolazioni riportiamo questi versi di un Anonimo Sessantottino, scritti a poca distanza dalle rivolte:
Che fare
anche adesso
ora
che fare
ho ucciso la mia
coscienza
per un’altra
gemella
svuotato e riempito
gli occhi
e non vedo niente
diverso
davanti
Il commento di Maurice Blanchot (in La communauté inavouable):
“Contrariamente alle rivoluzioni tradizionali, [nel Maggio del ’68] non si trattava solamente di prendere il potere per sostituirlo con un altro, né di prendere la Bastiglia, il Palazzo d’Inverno, l’Eliseo o il Parlamento – obiettivi senza importanza –, e nemmeno di rovesciare un ordine antico, ma di lasciare che si manifestasse, al di fuori di ogni interesse utilitario, una possibilità di stare-insieme che rendeva a ognuno il diritto all’uguaglianza nella fraternità attraverso la libertà di parola di cui ognuno era investito. Tutti avevano qualcosa da dire, a volte da scrivere (sui muri); e cosa dunque? Non aveva importanza cosa: dire era più importante della cosa detta”.
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