La memoria è più crudele della morte.
“Io sono uno scrittore bastardo. Non vengo da nessun luogo.
Non sono uno scrittore ebreo come il maestro Singer. Gli ebrei, nei miei libri, non sono che letterarietà, straniamento, nel senso del Formalismo russo (ostranenie). Questo perché il mondo degli ebrei dell’Europa centrale è un mondo scomparso, un mondo di ieri, e come tale si trova nel campo di una realtà non-reale. Nel campo, quindi, della letteratura.”
(Kiš, “L’ultimo bastione del buon senso”, in Nuova Prosa 40, p.27)

Ricorre genetliaco oggi del Kiš. Lo ricordiamo in due modi diversi (due è il modo dell’ambiguità e dell’ambizione):
- Qui, come secondo vertice del triangolo magico (il terzo, sottinteso, è un desterrado).
- Lì, invece, nel cerchio magico (antigenealogico) del Commando Interpolazioni, in compagnia di un altro Scoliasta (forse suo eteronimo).
Si narra che un saggio, il sempre vecchio saggio Talete dei Sette Saggi, essendo riuscito a inscrivere il triangolo nel cerchio (o il cerchio nel triangolo) per celebrare l’invenzione sacrificò un bovino.
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