Diari della pandemia #2

C’è un’immagine penetrante in Scritti di Lacan (non me ne vogliate se cito a memoria o riscrivo: il libro è in ufficio, non posso uscire di casa) riguardo a certa eredità di Nietzsche: dice il funambolico Lacan, Mozart del controtransfert, che i sogni di gloria dei sedicenti superuomini sono sfumati nelle turbe psichiche da super-io: da fondatori di nuovi mondi a malati di papa-maman (da Zarathustra a “uomo dei lupi”, direbbe il dottor Freud). Questo accade per aver soffiato troppo a lungo nel pallone nicciano! Eppure il famigerato (ô tanto vituperato) pallone nicciano, stridendo di qua e di là mentre si sgonfia, pare suggerirci qualcosa – qualcosa come una posizione da cui esercitare lo sguardo.

C’è una lotta in atto nelle teste pensanti (tutte le teste, non me ne vogliate, pensano). Accade una circostanza in cui pare che la realtà stia divorando l’immaginazione. Da quale parte si posiziona il nostro sguardo in questo agone – con chi sta, voglio dire, il nostro sguardo? Dall’una o dall’altra parte: realpolitik, impera l’una; sorvegliate e punite, lamenta l’altra. Da entrambe le parti!, dice gracchiando invece il pallone nicciano – sono forse le sue ultime parole, il pallone si affloscia e cade al suolo. Lo spettacolo è finito, ora bisogna andare fuori ed esercitare, in qualche modo, l’ambiguità dello sguardo.

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“È meglio trovarsi fra i perseguitati che fra i persecutori”: così si chiude (spoiler-cov-2) un romanzo notevole di Danilo Kiš e noi ora (noi che continuiamo a soffiare nel pallone nicciano, ovviamente: siamo sempre meno numerosi ma comunque siamo) ci chiediamo se in questa posizione non ci sia un inveterato pregiudizio contro la forza (scusate il francesismo: volevo dire contro una certa declinazione del punto di vista normativo). L’abuso di letteratura illanguidisce il sistema immunitario (non avrei mai immaginato di usare, in chiave epidemiologica, un argomento di Platone, ma corrono i tempi che corrono).

Ci piace la lotta. Eichmann a Gerusalemme è uno dei libri più belli e significativi del 900 perché ha il fuoco dentro, cioè il fuoco alle calcagna, perché è un testo inseguito dal presente, un testo che dà battaglia a entrambi: a Herr Realpolitik come a Monsieur Sorvegliare e Punire.

Non è piacevole ammetterlo ma a furia di soffiare nel pallone nicciano accade anche che alcuni tra i nostri, di notte e sempre più di frequente anche di giorno, sognino di danzare la danza del virus – sognano di essere come lui, voglio dire proprio di essere lui.

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Diari della pandemia ad uso terapeutico intersoggettivo.

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